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Cenni storici:
I Riccardi, una delle più ricche e potenti famiglie fiorentine, in rapida ascesa dalla seconda metà del sedicesimo secolo, conobbero il momento di maggior prestigio quando nel 1659 i marchesi Gabriello e Francesco poterono acquistare dai Medici il Palazzo di Via Larga, per 40.000 scudi. Dopo opportuni restauri e ampliamenti vi trovò splendida sede l’intera collezione sia libraria che artistica.
Il salone delle feste, celebre per gli affreschi di Luca Giordano, costituiva il vestibolo della Sala della biblioteca, oggi Sala di Studio, dove il pittore decorò la volta in obbedienza a un programma iconografico celebrativo di straordinaria unitarietà. Ancora oggi si ammirano i magnifici scaffali intagliati e dorati così che la Riccardiana è in grado di evocare l’idea tangibile di una biblioteca patrizia della fine del XVII secolo, mantenuta perfettamente intatta in tutte le sue strutture (Sala di Esposizione).

Nel XVI secolo Riccardo Romolo Riccardi dette origine e impulso alla collezione, poi Francesco Riccardi, negli ultimi decenni del Seicento, accrebbe il nucleo originario, grazie anche alla dote della moglie, Cassandra Capponi. Il padre Vincenzio, noto erudito e uomo di lettere e scienza vicino all’ambiente di Galileo, le aveva infatti assegnato come lascito dotale parte della biblioteca, ricca di testi scientifici e filosofici.

 

Nel Settecento inizia la parabola discendente della famiglia e i dissesti finanziari coinvolsero anche la Biblioteca, che venne messa all’asta. La raccolta corse il pericolo di essere allontanata da Firenze, ma il Comune l’acquistò nel 1813 e la cedette due anni dopo allo Stato. È da quel momento che la Riccardiana diventa pubblica, anche se era stata aperta agli studiosi già ai tempi dei Riccardi. Infatti fino dal 1737 era stata data agli uomini di cultura la possibilità di attingere al prezioso patrimonio librario, come dimostra un registro di prestito conservato in Biblioteca.

 

Particolarmente prezioso il patrimonio manoscritto che vanta, oltre ad autografi di Petrarca, Boccaccio, Savonarola e dei più grandi umanisti (Alberti, Ficino, Poliziano, Pico della Mirandola) splendidi codici miniati, magnifiche legature nonché nuclei importanti di biblioteche patrizie e umanistiche, carteggi di personaggi illustri, rare testimonianze nell’ambito del teatro, della farmacopea, dei viaggi, della storia e letteratura.


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